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Parrocchie e cappelle

La profonda fede delle genti che hanno popolato il paese è ancora oggi testimoniata dalla presenza sul territorio di campanili romanici, chiese, cappelle, santuari, piloni votivi che conservano antiche e preziose memorie artistiche.

Tra di esse si evidenzia La Gézia, chiesa parrocchiale intitolata a Santa Anastasia. Ha origini molto antiche, che si possono far risalire al XII secolo, quando i monaci benedettini, decisero di erigere, probabilmente accanto a una cappella, il campanile in stile romanico, che si può ancora ammirare.

Il nucleo principale della chiesa così come la vediamo oggi è il frutto di lavori di restauro eseguiti tra il 1569 e il 1610 ad opera di “mastri da muro” luganesi, i quali avevano avuto l’incarico dalla “Comunità di Monastero” di effettuare dei lavori di riparazione e riedificazione “delle due cappelle di san Michele, posta verso mezzogiorno, e santa Anastasia, posta verso mezzanotte”, che costituivano l’antica chiesa parrocchiale, edificata “da tempo immemorabile”.

Nel 1700 la chiesa venne arricchita con la costruzione dell’altare maggiore in stile barocco piemontese, pregevole opera lignea con decorazioni e dorature simile a quelle che si possono osservare in altri paesi delle Valli di Lanzo. Dello stesso periodo sono anche l’Altare delle Anime del Purgatorio, il portale di ingresso e il Battistero.

Al suo fianco si erge il campanile, alto 23 metri e assai ben conservato. Per la sua costruzione sono state utilizzate pietre locali squadrate e legate fra loro con una malta chiamata puddinga. Talvolta le pietre sono disposte con orditura trasversale a spina di pesce, sistema tipico del Romanico. L’impiego di bifore, archetti pensili e cornici in cotto illeggiadrisce la struttura.

La torre campanaria si è distinta, fino al restauro del 1993, per una nota caratteristica: sulla cima cresceva una betulla. Quando sia nata non si sa; si narra però che circa cento anni fa il prevosto di allora, don Bernardino Stobbia, tentò di abbattere quella pianta con una fucilata. La betulla venne colpita, ma poi si riprese e si fece più bella di prima, vegetando fino ai nostri giorni.

Su un’altura che domina l’abitato della frazione Chave sorge la chiesa parrocchiale dedicata a San Giovanni Evangelista, eretta nel secolo XVIII, che risulta così essere un ottimo punto panoramico sulle Valli di Lanzo e sulla pianura torinese. Essa è collegata alla piazzetta sottostante mediante una scenografica scalinata in pietra di 85 gradini.

La sua costruzione avvenne per volere dei baroni Chionio, intorno alla metà del 1700, sul luogo di una preesistente cappella dedicata alla Madonna della Neve, mentre più in basso, sull'attuale Piasëtta, sorgeva un'altra cappella dedicata a San Bernardo.

Ha un'unica navata e all'interno vi sono custoditi alcuni dipinti. In particolare, sul secondo altare di sinistra, si trova il quadro della Redenzione, realizzato nel 1816 da Vincenzo Antonio Revelli.

L’impianto decorativo dell’interno della chiesa, come ci appare attualmente, è opera di fine Ottocento del  pittore decoratore Giuseppe Bergagna di Lanzo. Pregevole è anche il pulpito ligneo con altorilievi raffiguranti scene della vita di Cristo.

 Sulle montagne della località Marsaia, ad una quota di 1350 m, è stato edificato a metà del ‘700 il santuario dedicato all’Assunta. Su uno dei muri perimetrali è indicata la data: «1771» ma è sicuramente un ampliamento di un più antico luogo di culto. La sua fondazione è legata alla leggenda secondo cui, alcuni secoli fa, ad una pastorella sordomuta apparve una bella donna in cima ad un frassino e la guarì. I montanari la identificarono con la Madonna e decisero di costruire la cappella che richiese sette anni di lavoro.

Il santuario è stato sempre molto frequentato da fedeli provenienti anche da paesi limitrofi. Molto comuni erano le processioni che partendo da La Gezia giungevano al santuario per implorare la pioggia o il bel tempo. Analoghi cortei di fedeli arrivavano anche da Coassolo e da Gisola. Si racconta inoltre di pellegrinaggi dalla Valle di Locana, che sarebbero però terminati in seguito ad un fatto di sangue che aveva coinvolto un giovane di quella vallata. Da segnalare infine le visite effettuate da San Giovanni Bosco. L'elegante facciata barocca, a detta del Cavallari Murat, ricorda quelle di chiese che si possono vedere intorno al Lago di Como. E’ molto probabile che alla sua realizzazione abbiano lavorato dei “mastri Luganesi” perché si ha notizia di contratti stipulati con maestranze di quelle zone per lavori nella chiesa parrocchiale di Monastero.  Gli affreschi che arricchiscono l'interno sono dei primi anni dell'Ottocento e sono stati restaurati a metà degli anni ’90. Le pareti sono tappezzate da circa trecento ex-voto, specchio di una religiosità profondamente legata alla vita di tutti i giorni: realizzati con le più svariate tecniche (dipinti su carta, su metallo, su tela e su tavolette di legno) rappresentano una notevole testimonianza storica e sociale della vallata, insieme ad un centinaio di cuori votivi e a quattrocento stampe e oleografie. Ancora oggi durante la festa del 15 agosto (mes oust) vi si raduna una grande folla di fedeli che partecipano ai riti religiosi, all’incanto e gustano la tradizionale poulenca counsa, polenta concia.

Un altro aspetto della fede che caratterizza gli abitanti di Mounëstè è la devozione ai santi patroni ed in particolare a Santa Anastasia. La devozione alla santa martire del quarto secolo, il cui culto è diffuso soprattutto al Sud Italia e nell’Est Europa,  è sempre stata molto forte ed è tuttora viva anche grazie agli oriundi sparsi nei paesi di pianura che ritornano per la festa patronale che si celebra la terza domenica di novembre.

La religiosità popolare si esterna anche nella sacra rappresentazione della Passione di Gesù, che si svolgeva in paese nel secolo scorso e da qualche anno rivive, grazie all’impegno di un’ottantina di figuranti, nel suggestivo scenario della Courachis.