Accesso ai servizi

Il Paese

Il Comune di Monastero di Lanzo (Mounësté) si trova in provincia di Torino e occupa il versante occidentale della Valle del Tesso, incuneandosi tra la Val Grande di Lanzo ad ovest e la Val di Locana a nord (Alpi Graie).

Il territorio, generalmente molto acclive, si estende su una superficie di 17,64 kmq e si sviluppa tra i 540 metri del fondovalle e i 2245 metri del Bèc ’d l’Aja. La dorsale che si diparte da questa cima fa da confine con i Comuni di Locana (a nord), Cantoira, Cères e Pessinetto (a ovest) e Lanzo Torinese (a sud).

Monastero di Lanzo conta attualmente 360 abitanti, suddivisi in una ventina di piccoli insediamenti che occupano per la maggior parte un ampio anfiteatro montano al cui centro vi è il capoluogo comunale (La Gézia), a 39 km da Torino.

Gli abitati sono uniti dalla strada provinciale (la Ià doou Cartoun) e, partendo dal basso, si incontrano: Mounësté (’d) Jout, Ca di Touie, ën Ruì, Ca ’t Savi, La Gezia, aou Mas, aou Roc, Ca di Shoit, al Cruzìe, San Jors, Cà di Fournéi, an Chave, Ca ’d Machoun, ën Curchà, aou Crast, aou B’nal e la Crous. Discoste dalle altre, si trovano le borgate Stabiou, a sud, Ca ’d Bara, an Mèca e ën Maquëtta a nord. In particolare a Mounëstè, Monastero di Lanzo, fanno capo le frazioni: Mèca, Cà di Fournéi, Chave e la frazione-capoluogo della Gezia. A ciascuna di esse sono legate le rispettive borgate: a Mèca: Ca ’d Bara e Maquëtta; a Cà di Fournéi: San Jors e ën Curchà; a Chave: Ca ’d Machoun, aou Crast, aou B’nal e la Crous; alla Gezia: Mounësté (’d) Jout, Ca di Touie, ën Ruì, Ca ’t Savi, La Gezia, aou Mas, aou Roc, Ca di Shoit, al Cruzìe, Stabiou.

L’architettura è quella tipica dei villaggi alpini, con baite edificate o ristrutturate in pietra e legno; i numerosi edifici religiosi (il santuario, le chiese, le cappelle e i piloni votivi) testimoniano la fede di un tempo, conservando antiche e preziose memorie artistiche.

I boschi ricoprono in gran parte il territorio comunale: soprattutto faggete, castagneti e macchie di ciliegi selvatici e noccioli. Le zone attorno ai centri abitati, un tempo adibite a prati e campi, sono ora infestate da rovi oppure occupate da frassini e betulle. Boschi di conifere sono presenti unicamente sulla Mèina, brulla montagna che segna il confine meridionale del Comune, e derivano da progetti di rimboschimento effettuati negli anni a cavallo della Seconda guerra mondiale.

Il sottobosco è ricco di mirtilli e funghi, ricercati e rinomati anche nei paesi della pianura. Si incontrano inoltre stupendi fiori che si susseguono nelle fioriture stagionali: bucaneve, denti di cane, genzianelle, maggiorane, ciclamini, rododendri, orchidee, ranuncoli, anemoni e stelle alpine.

Nelle zone oltre i 1500 m, a partire da M’noula, predominano le praterie alpine, che vengono ancora utilizzate nel periodo estivo per la monticazione di bovini e caprini. Questi pascoli di alta quota, in parte ottenuti anche grazie al disboscamento, erano già frequentati a partire dal medioevo da numerosi capi di bestiame, provenienti anche da lontane località di pianura, fornendo reddito al Comune .

La fauna selvatica è notevolmente aumentata negli ultimi anni con il crescere della superficie ricoperta da bosco. Sono facilmente visibili gli uccelli (tra i quali numerosi rapaci diurni e notturni); nei torrenti si trovano le trote e nelle zone umide anfibi quali rane, rospi e salamandre. I rettili sono rappresentati da alcuni colubridi e dalla vipera. Tra i mammiferi, partendo dalle alte quote, si individuano camosci, marmotte, volpi, lepri, scoiattoli, tassi, cervi, ai quali si è aggiunta ultimamente una gran quantità di caprioli e soprattutto di cinghiali. Questi ultimi, già presenti da noi nel medioevo ma poi estinti, sono stati reintrodotti da una ventina di anni ed ora hanno raggiunto una consistenza numerica tale da creare seri danni alla poca agricoltura e pastorizia rimaste.

Sul versante sottostante la punta Jas Véi, decisamente ripido, si aprono numerose cavità carsiche; in un valloncello (la Quintana) posto a monte dell’Alp (’d) Costa Piana vi sono inoltre numerose incisioni rupestri a datare dal XVIII secolo, che testimoniano con nomi e cognomi la frequentazione di questa zona da parte di pastori provenienti da diversi luoghi delle Valli di Lanzo.

Nel territorio comunale sgorgano numerose sorgenti e scorrono ruscelli le cui acque, fino a metà ‘900, erano convogliate in roie, canaletti, per l’irrigazione di prati e coltivi.

Il torrente Tés, che nasce dai contrafforti che separano il territorio dei Comuni di Mounësté e Coassolo Torinese da quello di Locana, funge da confine amministrativo con Coassolo Torinese (a est).

Le sue acque, da sempre utilizzate dall’uomo per l’irrigazione e per il funzionamento di fucine e mulini, furono concesse in utilizzo ai cittadini dall’allora marchese di Lanzo Torinese Sigismondo d’Este il 12 dicembre 1621. Ora le numerose goie, pozze, poste lungo il suo corso offrono refrigerio a chi desidera sfuggire alla calura estiva.

Sul Rian ‘d Marsaia è stato eretto il Pount ’d Cousart, che a valle della Capèla (’d Marsaia) ne consentiva l’attraversamento per raggiungere gli alpeggi, mentre sul Tés si erge il Pount (’d) Mounësté — costruito ad arco a sesto leggermente acuto, della luce di 8 metri circa, nel XVII secolo e ancora visibile accanto a quello della carrozzabile edificato nel 1912 — che garantì un più diretto e sicuro collegamento tra Lanzo Torinese e Mounësté. Da qui aveva inizio la mulattiera comunale (la Ià Grosa) che collegava, con varie derivazioni, tutte le borgate del Comune.