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L'attività mineraria dei secoli passati

Il territorio di Mounëstè risulta molto interessante sotto l’aspetto geologico e, in particolare, litologico (studio dei minerali). Esso appartiene geologicamente alla zona denominata Sesia-Lanzo, costituita da varie rocce tra le quali prevalgono però gli gneiss minuti e i micascisti. Aldo Chiariglione  precisa inoltre: «Nella zona compresa in questa formazione, intorno a Monastero di Lanzo, affiora una massa di eclogiti e scisti blu (glaucofaniti), rocce molto dure e compatte, oltre che relativamente rare».

In particolare la zona intorno alla Mèina ha rivestito da sempre interesse per l’estrazione di minerali, che dovette già iniziare in periodo tardo medioevale.

Alcuni anziani raccontano che minerali ferrosi estratti sulle pendici di questa montagna venissero poi lavorati nella fucina posta sulla riva del Tés, presso il Pount ’d Mounësté, nella località che ancora oggi si chiama la Fuzina. Tali racconti sono suffragati anche dalle “insinuazioni” conservate presso l’Archivio di Stato a Torino. In una, risalente al 1625, viene registrata la divisione tra le famiglie Togliatto e Stabio per la «concessione di estrazione di minerale ferroso dolce al Chiapetto di Stabio».

È in epoca più recente, con le migliorate possibilità economiche e di mezzi e con la richiesta di particolari sostanze da parte dell’industria, che si ha un impulso alla ricerca di minerali sulla montagna.

Intorno al 1880 iniziano ricerche, anche favorite dagli studi del professor Ettore Mattirolo , che scrive: «Sulla cresta dei monti che separano la Valle del Tesso da quella della Stura di Lanzo, fra le due aride sommità dette Rocco del Casello e Punta delle Meine, a due ore circa da Lanzo, trovasi sul versante del Tesso nella direzione di Coassolo Torinese un forte pendio a pascolo, sull’alto del quale corre un tratto contestato di confine tra i Comuni di Mezzenile e di Monastero. Appunto in questo pascolo, e principalmente sotto il sentiero che lo attraversa, riscontrasi uno scisto cloritico che tiene impigliati in quantità, relativamente grande, grossi cristalli di una tormalina nera. A questo minerale in alcune collezioni si attribuisce la località di Ala, o più specificatamente di Becco di Corbassera; ma queste sono indicazioni erronee date dagli incettatori di minerali della Valle di Ala, i quali non amano dare precise nozioni sui veri giacimenti».  Il Comune di Mounësté autorizzò dapprima le ricerche di talco, steatite e amianto nelle zone denominate Rocche Brutte, Pian Loumbard o Fontanasse, effettuate da parte dei signori. Bertini e Fornelli, di Mounësté e, successivamente, del signor Domenico Chiadò di Lanzo Torinese, il quale iniziò a coltivare una cava i cui diritti vennero ceduti intorno al 1890 alla The British Asbestos Company Ltd con sede a Londra e stabilimento a Nole.

Nei primi anni del 1900, però, a seguito di una richiesta di aumento del canone di affitto da parte del Comune di Mounësté, la concessione venne lasciata decadere dalla ditta licenziataria e la cava venne abbandonata. In quegli stessi anni iniziarono anche le ricerche di manganese.

Nel 1904 il Comune di Mounësté diede concessione a Francesco Virani di Torino per «l’assaggio sul Monte Stabbio, regione Casel e Moglietta, alla ricerca del manganese».

Il 28 novembre 1910 il prefetto di Torino accordò al dottor Luigi Margary di Torino il permesso di ricerche di minerali di manganese in regione Casel del territorio dei Comuni di Mezzenile e Mounësté. Medesima possibilità veniva poi concessa nel 1913 alla Società Anonima Ferriere Piemontesi. Tra revoche e permessi riaccordati si andò avanti fino al 1915, ma non risulta che siano state coltivate delle cave. A testimonianza di queste attività restano tuttora alcune gallerie di assaggio.

In epoche più recenti venne invece aperta dal signor Possio di Lanzo Torinese una cava di talco nella zona di Coumbanèra. Il minerale veniva trasferito con carrelli sospesi, mediante una lunga teleferica, al Mas dove veniva poi caricato e trasportato a Lanzo Torinese. L’utilizzazione della cava andò avanti fino ai primi anni ’70 del secolo scorso e residui di questa attività estrattiva sono tuttora visibili.